“Non
c’è nulla di più profondo di ciò che appare in superficie” Hegel
Rifiuto, abbandono, ingiustizia, umiliazione e tradimento sono le 5 ferite che ci impediscono di essere ciò che siamo davvero, sono i 5 principali condizionamenti della nostra esistenza.
La psicosomatica ci dimostra come tutti i problemi di ordine fisico, emotivo, o mentale, derivino di fatto da queste ferite; grazie alla descrizione delle maschere che tutti abbiamo sviluppato per non vederle e non sentirle, e soprattutto per non conoscerle, riusciremo a identificare la vera causa di un disturbo preciso, per esempio l’estrema magrezza o l’obesità.
Quando il bambino viene al mondo è in tutto e per
tutto dipendente dall’accudimento di un adulto, solitamente la madre.
Questa condizione genera in lui un’ istintiva
propensione a garantirsi la sopravvivenza sviluppando l’attitudine
dell’attaccamento verso coloro che gli possono garantire il soddisfacimento dei
propri bisogni primari di nutrimento, protezione, accudimento e affetto.
Durante la prima infanzia possono accadere alcuni episodi che vengono percepiti dal
bambino come minacciosi per la sua
sicurezza e sopravvivenza, non solo a livello fisico, ma anche e soprattutto a
livello relazionale ed emozionale.
La più grande paura del bambino (istintivamente) è
quella di perdere la connessione con l’adulto a cui attribuisce tutto il potere di garantirgli la sicurezza.
Preso dalla paure di perdere la connessione con l’adulto
che gli garantisce sopravvivenza e affetto, già in tenerissima età il bambino
cerca di adeguarsi, sviluppando delle
maschere che si porterà dietro per resto della sua esistenza.
Durante le varie esperienze in cui il bambino
percepisce una qualche minaccia e prova una particolare sofferenza psichica ed
emozionale, nasce in lui un imprinting
(una registrazione) che viene chiamata “ferita
emozionale”.
La diversa modalità con cui tale sofferenza viene
percepita, dà luogo ad una specifica ferita emozionale:
·
RIFIUTO: Fra le ferite emozionali, quella
del rifiuto ha forse le radici più antiche nella vita di un individuo, poiché
può manifestarsi già nel grembo materno,
come riconosciuto dalla Psicologia Prenatale.
Nel
caso in cui la madre, dopo aver scoperto di essere rimasta incinta, esprima sia
a livello verbale che emozionale la sua prima reazione di contrarietà, questa
diviene quasi una sentenza di condanna emessa sul nascituro ed egli, a livello
istintivo la percepisce ancor prima di affacciarsi sul mondo.
Nella
percezione sottile del bambino, questo atteggiamento di rifiuto potrà essere
interpretato come un rigetto assoluto ed una minaccia alla sua stessa sopravvivenza,
creando in lui le basi per una profonda angoscia esistenziale che lo
accompagnerà per tutta la vita.
E’ la ferita più profonda e la più
difficile da riconoscere e da curare.
E’ anche collegata al mancato imprinting tra mamma e figlio.
·
ABBANDONO: ferita di solito abbinata al
rifiuto ma non necessariamente. Colpisce di solito i bambini che vengono
letteralmente abbandonati dalla madre. E’ riscontrabile anche in bambini che
hanno una regolare famiglia ma hanno subito un trauma collegato all’abbandono.
·
UMILIAZIONE: di solito si sviluppa dai due ai
cinque anni ed è collegata quasi sempre
alla vergogna di qualche parte del corpo e al controllo degli sfinteri.
·
TRADIMENTO: ferita emozionale collegata al
genitore del sesso opposto e quindi al complesso di Edipo e di Elettra. Il
bambino è geloso interiormente del partner del genitore e non lo manifesta,
interiorizzando la ferita. I bambini che soffrono di questa ferita fissano
l’attenzione sul mantenimento delle promesse.
·
INGIUSTIZIA: si manifesta tra i quattro e i sei
anni, nei confronti del genitore dello stesso sesso; ma poi si risveglia
nell’età scolare quando il bambino si sente sottovalutato da una figura
autorevole. Nasce come conseguenza alle aspettative del genitore nei confronti
del figlio .
Ogni
ferita, a sua volta, è all’origine di un
particolare meccanismo comportamentale di protezione, istintivo ed
automatico, che ha lo scopo di evitare di rivivere quella stessa sofferenza e
che si attiva, durante tutta la nostra vita, ogni qual volta accade un evento
che percepiamo e interpretiamo con un significato analogo a quello delle prime
registrazioni.
Questi
meccanismi comportamentali automatici sono quelle che vengono definite MASCHERE.
Nell’età
adulta, queste”MASCHERE” si rivelano però limitanti
per l’individuo, facendogli percepire una sua irreale vulnerabilità e intrappolandolo, di conseguenza, in
modalità relazionali ripetitive e vincolanti, che gli impediscono di maturare le sue piene potenzialità di adulto
libero, consapevole e responsabile,
in grado di relazionarsi con gli altri esseri umani in modo profondo ed
autentico.
Ma
le maschere non si manifestano solo a livello
psicologico, ma anche e soprattutto a livello
fisico.
Le
maschere non sono altro che la somatizzazione fisica della ferita non risolta.
Lo spessore della maschera
sarà proporzionale al grado della ferita. Ogni maschera corrisponde ad una
tipologia di persona dotata di un carattere ben definito in quanto avrà
sviluppato numerose credenze che ne influenzeranno gli atteggiamenti e il
comportamento.
Ad ogni ferita emozionale
corrisponde una specifica maschera visibile soprattutto a livello fisico, nei
tratti somatici del viso e nella conformazione fisica.
¢ Alla
ferita del RIFIUTO corrisponde la
maschera del FUGGITIVO
¢ Alla
ferita dell’ABBANDONO corrisponde la
maschera del DIPENDENTE
¢ Alla
ferita dell’UMILIAZIONE corrisponde
la maschera del MASOCHISTA
¢ Alla
ferita del TRADIMENTO corrisponde la
maschera del CONTROLLORE
¢ Alla
ferita dell’INGIUSTIZIA corrisponde
la maschera del RIGIDO
Grazie alla Morfopsicologia, la disciplina che
studia le relazioni tra la forma del viso e la conformazione del corpo con la
personalità, secondo il principio per il quale il nostro viso e il nostro corpo sono la sede della nostra anima, è
possibile interpretare le evoluzioni del nostro aspetto fisico come riflesso
della nostra evoluzione interiore.
Il linguaggio della Morfopsicologia, efficace e
agevole perché desunto dall’osservazione del viso e della conformazione fisica,
consente di capire se stessi e gli
altri, comunicare meglio, instaurare relazioni più gratificanti, riconoscere
e realizzare il proprio talento.
Ma vediamo come le nostre
maschere si manifestano a livello fisico:
Rifiuto
– fuggitivo
¢ Corpo:
contratto, striminzito, smilzo.
¢ Occhi:
piccoli, con un’espressione di paura, o con l’impressione che ci sia una
maschera intorno agli occhi.
¢ Vocabolario
tipico: “una nullità”, “niente”, “inesistente”, “scomparire”.
¢ Carattere:
Alti e bassi di umore; nel suo profondo non crede di avere il diritto di
esistere. Si crede uno zero assoluto, senza valore; E’ evanescente,
intellettuale e ha la capacità di rendersi invisibile, si sente incompreso ed è
distaccato dalle cose materiali.
¢ Alimentazione:
l’emozione o la paura gli tolgono l’appetito, generalmente mangia poco ed è
predisposto all’anoressia.
¢ Massima
paura: il panico (è predisposto agli attacchi di panico).
Abbandono
– dipendente
¢ Corpo:
allungato, sottile, ipotonico, floscio, gambe deboli, schiena curva, parti del
corpo cadenti o flaccide.
¢ Occhi:
grandi, tristi, sguardo magnetico.
¢ Vocabolario
tipico: “assente”, “solo”, “non reggo”, “mi mangiano”, “mi stanno con il fiato
sul collo”.
¢ Carattere:
vittima dell’universo, empatico, bisogno di presenza e di sostegno, chiede continuamente
consigli, difficoltà a sentirsi dire di no, si aggrappa fisicamente agli altri.
¢ Massima
paura: la solitudine
¢ Alimentazione:
buona forchetta, tende alla bulimia.
¢ P.S.
Coloro che soffrono di entrambe le ferite del rifiuto e dell’abbandono oscillano
tra la bulimia e l’anoressia.
Umiliazione
– masochista
¢ Corpo:
grasso, tondo, non tanto alto, collo grosso e rigonfio.
¢ Occhi:
grandi, rotondi, spalancati e innocenti come quelli di un bambino.
¢ Vocabolario
tipico: “essere degno e indegno”.
¢ Carattere:
non gli piace andare in fretta, spesso si vergogna di sé e degli altri e ha la
recondita paura che gli altri si vergognino di lui. Conosce le proprie
necessità, ma non le ascolta. Si fa carico di troppe cose, fa del suo meglio
per non essere libero, soffre di forti sensi di colpa e si autopunisce.Vuole
essere degno. Compensa e si gratifica con il cibo.
¢ Massima
paura: la libertà.
¢
Alimentazione: gli piacciono gli alimenti
grassi, tende alla bulimia, si vergogna di mangiare troppi dolci.
Tradimento
– Controllore
¢ Corpo:
esibisce forza e potere. Nell’uomo, spalle più larghe delle anche. Nella donna,
anche più larghe e più forti delle spalle.
¢ Occhi:
sguardo intenso e seducente. Coglie tutto in un’occhiata.
¢ Vocabolario
usato: “sono capace, lasciami fare da solo”, “lo sapevo”, “fidati di me”, “non
mi fido di lui”.
¢ Carattere:
Si crede molto responsabile e forte. Cerca di essere speciale e importante, ha
molte aspettative, manipola e seduce; è impaziente e intollerante, pensa di
avere sempre ragione. Non mostra la propria vulnerabilità.
¢ Massima
paura: dissociazione, separazione, rinnegamento.
¢ Alimentazione:
Buon appetito, mangia rapidamente. Controlla la fame quando è occupato, ma poi
perde il controllo.
Ingiustizia
– Rigido
¢ Corpo:
Diritto, rigido e più perfetto possibile. Ben proporzionato. Natiche rotonde,
vita piccola, porta spesso la cintura, movimenti rigidi, mascella serrata,
portamento diritto e fiero.
¢ Occhi:
sguardo luminoso e vivace, chiaro.
¢ Vocabolario
usato: “nessun problema”, “sempre”, “mai”, “ottimo”, “benissimo”,
“esattamente”, “sicuramente”.
¢ Carattere:
Perfezionista, taglia i ponti con il suo sentire, incrocia spesso le braccia, è
vivace e dinamico, pecca di troppo ottimismo, si giustifica molto, ha
difficoltà a chiedere aiuto. Tono di voce secco e rigido. Non Ammette di vivere
dei problemi. Difficoltà in generale nel ricevere. Si paragona troppo agli
altri. Difficoltà nel concedersi ciò che gli fa piacere.
¢ Massima
paura: la freddezza.
¢ Alimentazione:
preferisce gli alimenti salati a quelli dolci, gli piace tutto ciò che è
croccante. Quando è a dieta (sempre) è integralista.
E’ possibile riconoscere, accettare e metabolizzare la
proprie maschere, superare le paure per le quali sono nate e tornare a vivere secondo la nostra vera
natura, la nostra pura essenza.
Spesso ci sentiamo
rifiutati, abbandonati, traditi, umiliati e trattati ingiustamente, ma in
realtà ogni volta che ci sentiamo feriti è entrato in campo il nostro Ego, a cui piace credere che
la colpa sia di qualcun altro.
Ricordiamoci che nella
vita non esistono persone colpevoli, ma
solo sofferenti, più accusiamo noi stessi o gli altri delle nostre
sofferenze, più l’esperienza negativa tenderà a ripetersi.
Accusare serve solo a
creare infelicità, dobbiamo invece imparare
a guardare con compassione la nostra ferita e gli eventi inizieranno a
trasformarsi.
Ti sarai sicuramente roso
conto anche tu che nel corso degli anni il tuo corpo cambia, questi cambiamenti
non sono solo dovuti al passare degli anni, ma anche al variare degli stati d’animo,
alcuni di questi divengono prevalenti, si cristallizzano, diventano densi,
modificando il corpo fisico.
Nella storia di ognuno di
noi sono racchiuse ferite, cicatrici emozionali che anche se hanno un’origine
lontanissima e remota, rimangono impresse come un codice.
Per comprendere ed
accettare le nostre ferite e necessario imparare a ri – conoscerle, per
ri-appropriarti finalmente di te, del tuo vero te.
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