
Migliorare la propria alimentazione significa migliorare il proprio modo di essere, di presentarsi agli altri, di vivere.Essere protagonisti della propria alimentazione significa essere protagonisti della propria vita.
La
dieta comportamentale si rivolge a tutti coloro che non vogliono
limitarsi a dimagrire, per poi ritrovarsi punto e a capo, ma vogliono
capire cosa
c’è dietro il proprio sovrappeso,
e che desiderano affrontarlo in modo costruttivo, con pazienza,
determinazione, e disponibilità al cambiamento.
Cambiare.
Nella vita e nella testa.
Agire
sul proprio modo di vedere le cose e sul proprio comportamento.
Seguire
una dieta comportamentale significa cambiare
il proprio stile di vita, per arrivare ad una piena autogestione
alimentare.
Recuperare
un corretto rapporto con il cibo,
sia in un’ottica di dimagrimento , sia in una di recupero di una
sana e corretta nutrizione, è alla base della prevenzione delle
malattie e fondamenta
di una buona salute individuale.
Ognuno
di noi deve divenire il protagonista
della propria alimentazione,
e non il soggetto passivo di schemi dietetici vissuti come impropri e
costrittivi, innaturali e inadatti al proprio modo di essere e di
vivere.
Una
dieta non deve essere vissuta come una semplice privazione
alimentare, ma come il passaggio
indispensabile per fruire di una vita migliore.
Stiamo
assistendo al rifiorire di un approccio alla salute naturalistico,
volto espressamente a ricondurre l’uomo moderno della civiltà dei
consumi ad un profondo rispetto della Natura, cioè al recupero di
quei valori naturali che consentono tra l’altro, il conseguimento,
di un salutare benessere psico-fisico, durevole e alla portata di
ognuno.
Le
nostre abitudini alimentari sono parte integrante di questo processo.
L’equilibrio mente – corpo e il benessere psicofisico sono in
strettissimo rapporto con le nostre scelte alimentari, spesso più
influenzate dalla testa (fame nervosa) che dalla pancia (fame
naturale).
Del
resto già i latini avevano sottolineato la reciproca influenza tra
benessere fisico e psichico, sintetizzandola nella famosa massima
mens sana
in corpore sano.
Oggi
più che mai assistiamo al fatto che sempre più sforzi sono rivolti
al raggiungimento di una buona forma fisica e al suo mantenimento nel
tempo. Esiste infatti un’indiscutibile relazione tra forma fisica e
stato di salute: quanto migliore è la forma fisica, tanto minore è
il rischio di malattia e tanto maggiore l’aspettativa di vita
individuale.
Lo
stile di vita influenza lo stato di salute più di qualsiasi
medicina.
Per
troppo anni la salute è stata concepita unicamente come una
condizione di assenza di malattia, ma è un concetto limitativo.
Negli ultimi anni, la definizione di salute è stata estesa, così da
includere, oltre al benessere
fisico, anche quello mentale:
la necessità cioè di essere anche tonici, pieni di energia,
frizzanti. Oggi lo stato di benessere è così visto come un’entità
dinamica, un processo nel quale, individuo diventa responsabile della
sua stessa salute.
Occorre
tenere bene a mente che la
salute può
essere considerata come “la
prima di tutte le libertà”.
A
seguito dell’incremento del benessere economico, accanto alla
salute fisica e a quella mentale si è aggiunta la cosiddetta “salute
estetica”, cioè lo stare bene nel proprio corpo.
Questa nuova esigenza ha determinato una rinnovata attenzione
all’ aspetto fisico, e una crescente attenzione all’alimentazione
e alle diete.
Ma
fare una dieta restrittiva, perdere peso velocemente per poi
recuperarlo altrettanto velocemente, non è la via giusta, sopratutto
se teniamo in considerazione anche il nostro equilibro mentale e la
nostra salute.
In
quest’ottica iniziare una dieta significa cercare di modificare il
proprio comportamento parallelamente a scelte nutrizionali
correttamente impostate.
A sua volta, modificare il proprio
comportamento significa attuare una serie di strategie finalizzate al
cambiamento, così che la persona che acquisisce una nuova linea, una
silhouette più magra, nel contempo abbia anche potuto acquisire
modalità relazionali il più possibile indipendenti dal cibo, nel
loro insieme più normali.
Ecco
che il controllo
del proprio ambiente alimentare
risulta essere così un elemento di una più globale strategia,
necessaria per la riuscita finale del trattamento dietoterapico
comportamentale.
Infatti
il
comportamento alimentare nasce sempre da una determinata situazione
ambientale:
mangiare a casa propria invece che in mensa o al bar, mangiare da
soli invece che in compagnia, concentrare l’alimentazione in poco
tempo invece che in uno spazio temporale prolungato. Ma non solo, la
pasticceria lungo il tragitto per andare al lavoro, il mega vaso di
nutella comprato apparentemente per i figli, il pilucca mento
continuo davanti il televisore, la necessità di mangiucchiare mentre
si studia tra le mura domestiche…
Tutti
esempi che rimarcano come le situazioni
abbiano una grande influenza, diretta o indiretta, sulla quantità e
sulla qualità delle proprie scelte nutrizionali.
Individuando questi collegamenti, tra situazioni ambientali e cibo,
si riuscirà via via a controllare sempre meglio il proprio ambiente
alimentare.
Occorre
imparare a gestire l’ambiente circostante, anziché esserne
vittime.
Dobbiamo diventare soggetti attivi delle nostre modalità
nutrizionali e oggetti passivi delle stesse e dell’ambiente in cui
si mangia.
L’ambiente
alimentare non significa semplicemente dove e con chi si mangia, ma è
quel mondo, a volte assai variegato, che circonda la nostra modalità
di mangiare. In quest’ottica, occorre individuare una serie di
semplici “norme
comportamentali”da
attuare in modo sistematico, come dei compiti da fare tutti i giorni.
Abbandoniamo
le regole scorrette e iniziamo ad usare quelle “sane”. Ora ne
vedremo alcune, da attuare con calma, giorno dopo giorno, senza farsi
prendere dalla fretta.
- MANGIARE SEDUTI
Abituati
a non mangiare di fretta in piedi, anche solo un semplice spuntino,
ma siediti.
Deve
essere una regola assoluta, da non disattendere mai. Mangiare
seduti aiuta a smaltire la “voracità nutrizionale”,
“l’aggressione verso il cibo”.
Sedersi porta a recuperare una “calma
nutrizionale”,
premessa indispensabile al recupero di un concetto di sazietà e di
soddisfazione organolettica nutrizionale.
- MANGIARE IN CUCINA
Abituati
a consumare i pasti nel posto destinato al loro consumo, evita di
magiare nello studio, sulla scrivania dell’ufficio, davanti al
televisore. Spezza la connessione ambientale, praticando
un’alimentazione autogestita sempre in un contesto alimentare.
- MANGIARE E BASTA!
Non
occuparti di altro mentre mangi! Non si mangia leggendo, non si
mangia guardando la tele, facendo le faccende domestiche, né mentre
si prepara da mangiare per gli altri.
Mangiare
è un’azione che ha una specifica dignità,
da non mischiare ad alte situazioni comportamentali. Abbandona certe
abitudini scorrette ormai divenute croniche e riacquisiscine di
nuove, più positive.
- MANGIARE CON CALMA!
Sforzati
di prolungare il tempo destinato al consumo del pasto, abituati a
mangiare lentamente, così da assaporare ciò che stai ingerendo,
favorendo così il senso di sazietà.
Per
percepire la sazietà il nostro cervello ha bisogno almeno di 20
minuti,
cerca di far durare i pasti principali almeno per questa durata
temporale. La
ritrovata percezione del “gusto”, favorisce una visione del cibo
sempre più sganciata da pulsioni emotive.
- LASCIA SEMPRE QUALCOSA NEL PIATTO
Questo
vi porterà ad acquisire la capacità di resistere alle tentazioni
immediate…il cibo è li, davanti a voi, a portata di forchetta.
Resistere al primo impulso, irrobustisce l’io sano a scapito
dell’io obeso.
Inoltre
lasciare un po’ di cibo nel piatto consente di uscite da
schematismi anacronistici che spesso vengono usati per non mettersi a
dieta: “ho mangiato gli avanzi dei bambini”, “mi dispiaceva
dover buttare via il cibo”.
Fate
la spesa in base alle vostre esigenze alimentari, è inutile
accumulare in casa del cibo, alimenterebbe solo fuorvianti
tentazioni.
- FAI LA SPESA QUANDO NON HAI FAME, E SOPRATTUTTO QUANDO SEI SAZIA
Fare
la spesa sotto tensione emotiva, o a stomaco vuoto, finisce con il
far riempire il carrello di alimenti lontani dalle necessità. Cerca
di essere pratica ed efficace. Metti nel carrello solo quello che
prevede il tuo programma dietetico, lascia perdere le promozioni o
gli sconti, a te non interessa risparmiare qualche euro, ma investire
sul tuo processo di cambiamento.
- MODIFICA L’ORDINE DELLE PORTATE
La
verdura dovrà diventare la prima portata. Consente di scaricare la
voracità e l’aggressività alimentare, immagazzinata nel corso
della giornata.
- AUMENTA L’INTERVALLO TRA IL DESIDERIO DI MANGIARE E LA SUA CONCRETIZZAZIONE
Soprattutto
quando hai l’impulso di mangiare tra un pasto e l’altro, cerca di
protrarre l’intervallo di tempo tra la comparsa dell’impulso e la
sua soddisfazione.
Per
riuscirci talvolta è necessario trovare dei modi per occupare
altrimenti il tempo, quindi prendi l’abitudine di fare altro nel
momento dell’impulso (telefona ad un amico, fai una doccia,
innaffia le piante, leggi le mail, esci di casa e fai un giro per
vetrine).
Più
tempo passa tra il desiderio e la sua realizzazione, più imparerai a
distinguare tra fame vera e fame falsa, cioè nervosa.
- EVITA E PREVIENI I MOMENTI CRITICI
Se
ti accorgi che determinati impulsi a mangiare compaiono sempre in
certe fasce orarie della giornata o in determinate situazioni, cerca
di prevenirli, attivando comportamenti alternativi. Stesso discorso
per i cibi problematici a cui resisti con grande difficoltà, e che
più facilmente possono indurti in tentazione. Evita di prenderti in
giro da sola, evita i cibi “ no”, così come i luoghi “no” e
i momenti “no”.
- INQUADRA GLI AVVENIMENTI PROBLEMATICI IN GRADO DI CONDIZIONARE IL TUO COM PORTAMENTO NUTRIZIONALE
Possono
essere di natura emotiva (noia, solitudine), o pratici ( assaggini
vari metre cucini) o legati all’attività di studio e lavoro ( magi
mentre studi in casa, mangi perché sei frustrata dalla giornata di
lavoro).
L’insieme
di questi suggerimenti può sembrarvi ovvio e lasciarvi indifferenti,
oppure può svegliarvi
dal torpore,
rendendovi più responsabili nei confronti della vostra alimentazione
e di conseguenza della vostra vita.
Continuare
a ingrassare senza riuscire a perdere peso con continuità, finisce
col diventare fonte di tensione emotiva, e si crea una sorta di
circolo vizioso distruttivo che porta la persona a diventare
completamente dipendente dalla dispensa e dal frigorifero.
Una
dieta fatta senza consapevolezza non è sufficiente a migliorare la
vostra vita, altrimenti dietro l’angolo c’è la ricaduta. Pensate
alle tante diete già fatte in passato.
Non
possiamo risolvere alcun problema senza un ruolo attivo, un impegno
personale proficuo, che non si limita a singole regole nutrizionali
restrittive, ma piuttosto ci guidi nella decisione
coraggiosa di migliorare la nostra vita,
il nostro rapporto con noi stessi e con gli altri.
Il
perseguimento di un’alimentazione corretta diventa un compito
importante non solo per lo stato di salute del singolo individuo, ma
anche per un armonico ed equilibrato sviluppo psicopedagogico della
collettività.
La
dieta comportamentale aiuta ad uscire da consueti schemi dietologici
e di acquisire
una nuova mentalità,
un nuovo approccio al cibo, affinchè la dieta non venga più vissuta
come semplice privazione nutrizionale, bensì come un “regalo”che
la persona fa a se stessa, all’interno di un “progetto” di
cambiamento.
La
scelta è solo vostra!
ottimo articolo, mi piace molto come lo avete scritto, esprime molto chiaramente ciò che penso e sostengo da anni....
RispondiEliminalo pubblicizzo sicuramente ho almeno un paio di persone che dovrebbero leggerlo, così si sentono dire le stesse cose che vado blaterando loro da tempo, ma da qualcun altro, speriamo sortisca un qualche effetto.
ciao Barbara!!!
Eliminasiamo felicissime che l'articolo ti sia piaciuto, sopratutto speriamo che sia utile per le persone a cui ti riferisci! E' sempre difficile fare passare messaggi che possono sembrare un po' anticonvenzionali, ma bisogna tenere duro!!
p.s. scusa il ritardo ma non avevamo visto il commento! un abbraccio
Silly e Saby